Il mio rapporto con l’AI

Stefania Gatti
4 min readNov 8, 2024

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Una delle prime cose che mi è stata chiesta con l’avvento di ChatGPT è stata:

“Ma non hai paura che ti rubi il lavoro??”

Ecco, diciamo che è un po’ come chiedere ad uno scrittore se l’avvento dei pc gli ha rovinato la carriera.

Le intelligenze artificiali attuali, credo possano essere dei validi strumenti, sicuramente un modo per velocizzare e raffinare alcuni processi come, per esempio, la traduzione di testi o il brain storming; ma da qui a dire che siano in grado ad oggi di sostituire una persona, posso tirarmela e dire di no.

Come utilizzo l’AI nel mio lavoro

Sono una grande fan sistema di Gemini di Google, lo provo da un annetto e posso dire che mi sembra abbastanza funzionale e raramente capisce razzo per palazzo o risponde in mondo completamente scorretto. Di conseguenza posso raccontarvi la mia esperienza con questa piattaforma.

Come detto prima, il mio maggiore utilizzo di Gemini è legato alla traduzione di testi, soprattutto italiano-inglese-spagnolo, quando voglio un risultato meno scolastico. Vista la mia limitata conoscenza dei termini di utilizzo più comune, spesso mi è venuto in aiuto e mi ha anche insegnato modi di dire e terminologie che ho imparato ad utilizzare personalmente.

Il prompt che utilizzo è:

“Puoi tradurre questo testo in inglese informale: [………]”

E via, niente fronzoli o direttive varie, ma posso assicurarvi che tanto basta per ottenere un risultato decisamente interessante. Dopo che ho ottenuto la mia traduzione iniziale, ne chiedo un paio con lo stesso concetto, ma con parole diverse così da poter valutare diversi passaggi che magari mi suonano meglio di altri.

Fatto ciò, compongo la bozza finale e la revisiono soprattutto a livello di punteggiatura, perché tende a fare frasi brevi, mentre io ho uno stile un po’ diverso e vorrei rimanesse uguale e riconoscibile a prescindere dalla lingua.

Un’altra attività che svolgo spesso con Gemini è il brainstorming.

I miei clienti sanno benissimo quanto sia utile avere qualcuno con cui confrontarsi quando si espongono delle idee e c’è la necessità di trovare soluzioni o studiare qualcosa di nuovo. La creatività certo non mi manca, però ci sono giorni in cui tutto viene più facile se ci si confronta con qualcuno; quindi, quando il mio team non è disponibile, entra in gioco Gemini.

Solitamente inizio sempre spiegando in generale quale sia la mia situazione e cosa devo ottenere, poi aggiungo quello ho già pensato e vorrei sviluppare.

“Ciao Gemini! (si sono una di quelli che è cortese con l’AI) Devo elaborare un nome per una nuova piattaforma che ha questo tipo di funzioni…che si posiziona in questo mercato e che ha questo come possibile target. Io ho già pensato a nomi come: pincopallo, cicciopippo, pancopinco. Puoi darmi altri suggerimenti basandoti su questa premessa?”

Solitamente mi da una serie di idee iniziali ispirandosi a diverse tipologie di concetti, quindi se ne trovo una che mi ispira chiedo di sviluppare altre proposte in base a quella, se invece non trovo nulla chiedo si concentrarsi un solo concetto, o di creare un acronimo magari.

Come suggerisco di usare l’AI ai miei clienti

Un motivo extra per cui suggerisco Gemini in Itali rispetto a ChatGPT è una questione di lingua: Google è decisamente una garanzia proprio perché milioni persone lo utilizzano tutti i giorni nelle rispettive lingue; quindi, ha occasione di imparare e sfruttare meglio queste conoscenze. ChatGPT meno, diciamo che dopo l’arrivo di Microsoft la situa però potrebbe migliorare (quando vi scrive cose sgrammaticate o che sembrano uscite dal dizionario, sapete perché).

Dobbiamo partire dal presupposto che io incoraggio sempre i miei clienti a migliorarsi, a crescere e a capire come far sì che la propria comunicazione diventi più reale a fedele a loro stessi; quindi, già questo concetto non dovrebbe prevedere l’utilizzo di ChatGPT o Gemini per creare i propri testi e copiarli e incollarli nei propri contenuti.

Il mio primo suggerimento è di usare le piattaforme come spunto per i momenti blackout: chiedi di farti degli esempi spiegando la tua situazione, a patto che poi ti metti lì e la riadatti a quello che è il tuo modo di dire le cose.

Anche perché, dei testi lunghi composti dalle AI spesso sono ridondanti o usano termini non adatti alla situazione e questo poi viene notato dall’utente finale che legge quel contenuto.

Poi dipende sempre dal grado di conoscenza delle tecnologie, dal tempo che hanno a disposizione, dalle loro esperienze e conoscenze generali. Se sono già tranquilli, sono già confident nella propria comunicazione, hanno già utilizzato la piattaforma e ne hanno capito i processi, va benissimo; se invece non sanno come funziona o l’utilizzo che ne hanno fatto fino ad ora comprende solo il processo domanda-risposta-copia e incolla, ecco magari prima è meglio fare alcuni passaggi di chiarimento e acquisire confidenza.

Riassumendo

È un problema usare le AI per aiutarci a creare i nostri contenuti? Assolutamente no! Vanno benissimo anche se siete a corto di argomenti, sono sempre in grado di dare spunti interessanti. L’importante è che rileggiate sempre e aggiungiate quello che il vostro, ed unico, modo di parlare con il vostro pubblico, anche perché altrimenti ricadere nella bolla del “facciamo tutti la stessa cosa” è un attimo.

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